L'incontro

L'incontro

(Marzo 1985)

Un campo è arato. Nel ciclo annuale e nel corso delle funzioni
doverose ogni opera è protesa a generare degli inizi realizzabili solo nella fase dopo: in questo modo agiamo e nella prossima vita godremo i frutti. Quest'anno seminiamo ma solo oltre l'inverno vedremo i risultati crescere.
L'inverno è qua paragonato alla mortet la primavera all'adolescenza, perché le messi sono nell'età verde della speranza ed ogni elemento si tinge di colore e di gusto. L'età matura è paragonata all'estate, perché offriamo finalmente a Krishna ciò che avevamo preparato per Lui già dalla fine dello scorso corpo umano. Dopo aver offerto le nostre attività per la Coscienza di Krishna nel pieno di questa vita, semineremo, da vecchi, per rinascere poi con la capacità di offrire nuovamente.
L'autunno è meditativo: si pensa al vigore e al calore trascorso e, per la Grazia successiva, si immagazzina. Tenendo nel suo cuore i servigi un tempo resi, l'anziano sa che la rinuncia ora lo aspetta: bisogna che i grani apparentemente marciscano e vadano persi perché sopravvivano. Come si offre in quel momento a madre terra, all'età tarda della vita si offre alla madre del Servizio di Devozione; l'anziano sa bene che non si può aspettare.
I bovi rappresentano i principi della religione: saranno questi la forza ed i mezzi per gettare le premesse dell'unica sicurezza: un'offerta perenne a Colui che ci vede vivi servendoLo, come l'acqua è buona se scorre e l'aria è pulita quando spira.


La lode per Colui che tutto volge
s'ode per l'universo in quant'è vasto
dai cieli eccelsi a le dolenti bolge.
 

Si come ancora il Sapere rimasto
nei di del ferro rilucente effulge
cura il ver male del tempo nefasto.
 

Immerso nel dolor chi al male indulge,
coinvolto nella ruota della vita,
vede il sole calare e il sol che surge,
 

nota il calar de' sogni e lor salita
senza capir la conoscenza ch'urge.
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Cosi che un di la fortuna mi mostra
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un vecchio, stanco dell'umano scempio.
al quale dissi: "Nella casa vostra,
che ne facciate un Suo devoto tempio,
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son le scritture, ed è Bhagavad gita.
Smettiamo il fare materiale ed empio,
volgiamo verso Krishna nostra vita,
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ci sono i santi, e ci danno l'esempio.
Così che, sazio della folle gita,
volgi ancora i pensieri al Dio celeste
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nella tua terra, da sempre esistita.
Noi lasceremo le dimore, queste,
pensiamo dunque a quella terra avìta
donde venimmo a decision funeste.
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Ei mi guardò quindi mi disse: "Figlio,
tu non vivevi ancor quando le feste
le facean sante alla stagion del giglio;
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avevam tutti una devota veste
come tu porti, con la curia rasa,
seguendo il prete dal talar vermiglio,
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eran fedeli veri e genti oneste
che prendevano in Dio per lor consiglio
rendendo grazie con la vita agreste.
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Vedi, devoto, io non ho più d'appiglio
altri che Dio, per la fede donata
per cui fortuna ancor mi meraviglio,
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non ero degno della fede data,
regalo ch'ebbi alla stagion del fiore
quando vossignoria non era nata.
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Così dicendo dette delle ore
mi donò tanto della sua giornata
corrispondente al totale valore.
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E io lo lasciai quella trascorsa data
che s'allontana come il sol che more
come fa il bove dalla terra arata.
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