L’elefante Gajendra

L’elefante Gajendra

(16-17 Aprile 1990)

Storia tratta dall’ottavo Canto,
ai capitoli due, tre e quattro dello srimad Bhagavatam.


Monte Trikuta era ovunque famoso
come gran paradiso agli elefanti
e re Gajendra, forte e generoso,
 

era al guidare di quel branco avanti
e a una terra di oro e di gioielli
regnava altero ne’ suoi tempi belli.
 

Là dove il sole che dorato irraggia
schiarisce e scalda per quell’ampia valle
e dove è un lago e intorno la sua spiaggia,
 

notò il fulgore di quel nobil calle
mite era l’onda e il suono a’ piè del monte
e buoni i bimbi che giocàan con l’onde.
 12 

Così avvenne allor, molti anni or sono,
di quel che pien di meraviglia rende,
era Indradyumna, che sedéa sul trono
 15 

la vita prima che la dopo attende,
egli era re, ma il regno lasciar volle
e ritirarsi su un romito colle.
 18 

Pensando a Vishnu maturò il suo tempo
e al figlio pose la corona in capo
finché poi usciva al suo nobile intento
 21 

via dalla pompa del suo ricco stato;
si ricordò della maestà divina
e della casa che era sua dapprima.
 24 

Mentre Indradyumna, unito col suo Sire
Krishna, superno Dio, stava pensando,
parve anzi a lui un tal saggio che al sentire
 27 

che né un sorriso venne a lui allorquando
Indradyumna meditava, né si accorse,
lo maledì in funzion delle sue forze.
 30 

“Sii maledetto a perdere i tuoi merti
degli atti pii da te già addizionati
muoia il valor dé sacrifici offerti;
 33 

cambi il tuo corpo e fia tra quelli nati
come gran bestie, non saluta i santi!
Re illustre, nasci re degli elefanti.
 36 

Indradyumna, quest’uomo timorato,
prese quel malo augurio per un bene;
Krishna non scorda alcun che dedicato
 39 

sia al tuo Suo ricordo che in memoria ottiene
e porse omaggi alla sorte sua amica
mite, costante, e soprattutto, antica.
 42 

Come il dolor pone fine al peccato
se non ancora, alle sue conseguenze,
così per Indradyumna al suo passato
 45 

e come ai prati olezzavan l’essenze
ed i profumi de’ buon fior di loto
e giochi fea il pavon con sue parvenze
 48 

e gli uccellini il cinguettio che è noto
e l’api l’addensar da stilla a stilla
ronzando intorno, il nettare e il lor voto
 51 

di riempir l’arnie e di cibar lor villa,
ora Gajendra con il branco adegua
sé a re di un popolo che ancor lo segua.
 54 

E lo seguirono, un giorno, sul lago
dove maturano i frutti di mango,
“Mangiate tutti- disse- anch’io mi appago
 57 

se voi ve ne beate, anch’io rimango
contento per il vostro ben compagno;
mangiamo prima, poi facciamo il bagno.”
 60 

L’umore di Gajendra ne è selvaggio,
ride contento e la natura arride
al branco baldo e vivido e il paesaggio
 63 

fece gioir Gajendra che lo vide,
Gajendra vide se ci fosser tutti
sazi di gioia e di sugosi frutti.
 66 

Dal bosco vennero al bagno, spuntando,
gli elefantoni con gli elefantini,
erano tutti sulla riva, quando
 69 

l’aere era pregno de’ piaceri fini
paradisiaci per l’atmosfera
e quasi simili alla gioia vera.
 72 

“Ma là chi viene? Un coccodrillo, attenti!
O no? Mi sbaglio? No, è una belva viva,
così esclamavano, dapprima lenti
 75 

ed impauriti, poi via via alla riva
dando a capir che il coccodril non piacqua
sempre più svelti fino via dall’acqua.
 78 

Poi che sicuro fu che tutti in salvo
del branco gli elefanti fosser giunti
provò a fuggire dal piacere scialbo
 81 

ormai e privato de’ sereni spunti
che mosser loro nel bagnasciuga
prima dell’orrida tremenda fuga.
 84 

Guardava trepido, pien di paura,
ormai era tardi e gli volgéa la sorte
la fine brutta della sua ventura,
 87 

e come il tempo le fa sempre corte
le gioie senza Krishna e fine è presto
finì il piacere nel brutale arresto.
 90 

Col morso forte il coccodrillo, allora,
prese Gajendra sulla zampa e quindi
strappò la pelle che teneva ancora;
 93 

piangéan le mamme e lamentava a’ bimbi
di quel destin la fine a tanta gloria
quando iniziava la brillante storia.
 96 

Tutti volevano la sua salvezza,
però nessuno più potea aiutarlo,
perché nessuno ne sarea all’altezza;
 99 

nessuno a lui riuscìa un aiuto a darlo,
senza speranza e senza via d’uscita
quell’avventur finiva con la vita.
 102 

Mill’anni visse dentro all’episodio
stanco e sfinito, insino ad esaurire
ogni speranza che violenza ed odio
 105 

pongano giammai fine alle ree spire
del male che ci tocca, ma, che fare?
Ogni bellezza dura un po’ e scompare.
 108 

La lotta in acqua non è sua esperienza,
per lei non è lui fatto, non è fatta
l’anima a vincer nell’indipendenza;
 120 

al non servire Krishna non s’adatta
la dea della fortuna, indi non segue
la voglia tetra che anderà in disfatta.
 114 

fortuna dai non servi, si dilegue
resta un pochino, tanto quanto trova
merito sparso, verso cui s’adegue,
 117 

finito questo la sua idea rinnova:
“Solo con Vishnu resto e con Lui vivo,
questo denunzio e con la sorte scrivo.”
 120 

Colpisci, tira, mordi, scalcia, picchia,
contundi, pugna, assalta, pesta, lotta,
combatti il male che quaggiù s’annicchia,
 123 

cerca, fai sforzo, sbuffa, spingi, sbotta,
non è così che si risolve i guai
nati da un attimo che ti distrai.
 126 

Era allo stremo e penava languente,
se non moria gli mancava ben poco
e, dato questo, tornava alla mente;
 129 

mente, strumento dell’anima al luogo
dove funzioni per servir pensiero
che torni a Krishna, Krishna, Krishna invoco,
 132 

Narayana buon Dio, mio Padre vero-
-disse Gajendra- alto principe eterno,
ascolta il chiamo che mi fa sincero.
 135 

Salvami qua dal tristo e buio inferno,
dimenticanza che mi fa scordare
del Tuo servigio che mi è familiare!
 138 

Come Narayan, dai richiami intesi
verso un rifugio, in salva via e lontano
da quell’orgoglio che ci fé scortesi,
 141 

udì Gajendra, in quel suo schietto brano
di versi scelti, per quell’abbandono
di quando si è senza riserve e invano
 144 

sarebbe più lottare, apparve,al suono
devozionale di quelle preghiere
sempre care a Narayan perché sono
 147 

solo per Lui, e per questo sincere;
e illustrò il cielo di una luce intensa
che dà conforto dalla sofferenza.
 150 

Sul dorso di Garuda presto scese
in scia chiara di luce sfolgorante
e accettò un loto che ver Lui protese
 153 

Gajendra, il devotissimo elefante,
che con la sua proboscide, lo porse,
senza pensar le atrocità trascorse.
 156 

Pien di raccoglimento e dedizione
era già assolto dai dolori forti
e più non ne soffriva, che l’azione
 159 

per Vishnu, quale sia, ci fa risorti;
umile il buon Gajendra avea pregato
e pien di grazia nel suo risultato.
 162 

Gli arcangeli gettavan fiori all’almo
Gajendra, che vedeva sri Narayan
scendere al lago, che è tornato calmo
 165 

per i dolori che di là scompaian;
e Vishnu or, ecco, prese i due signori
e da quell’acque li tirò di fuori.
 168 

Sri sri Narayan, col Sudarsancakra,
su verso riva colpì il coccodrillo
e l’arma pura quale storia sacra
 171 

come gandharva lo ri rese brillo.
Il sudarsana sa tagliar la testa
e riconciare per la vera festa.
 174 

Il buon Gajendra, dalla veste concia
in malo modo, per le fauci e i denti
del coccodrillo, dalla testa or troncia,
 177 

vide il sembiante vero suo: “Lucenti
siam Vishnu ed io- ne disse- che beati-
che gaudio appresso quei tempacci andati.”
 180 

Quindi Gajendra, sì trasfigurato,
ornato al collo di floree corone,
florido in viso, nel fiorente stato
 183 

che è eterno ritornò, doe le persone
hanno d’umana la divin parvenza
d’eternità, felicità e sapienza.
 186 

Serafici cantavan, cherubini
glorianti rispondevano alle laudi
che fanno i cori di lassù sublimi.
 189 

Inneggia a sri Vishnu, Gajendra, gaudi,
rispondi lieto dell’insigne nota
grazie alla quale il firmamento ruota.
 192 

Ed i plurali planetar sistemi
vide Gajendra andare in quella danza
dovuta al cor di trascendenti temi
 195 

che Vishnu da e ne son ridondanza
agli universi, per la via di Brahma
che in Vishnu pensa e da per Lui richiama.
 198

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