La mucca

La mucca
(Agosto 1974)

“Sri Krishna e Balarama, bianca e nera,”
dissi a una mucca tinta a due colori
in una stalla illuminata, fuori
c’era mestizia di quando entra sera.
“Ti mungono? Per te si è fatta ora?
Oppure è tutta quanta questa notte perché muggisci adesso?
E’ scuro, e già del latte
vorresti essere munta.”
Nel muso già consunta
leccava, poveraccia,
leccava me alla faccia
avendo anelli1 ai corni.
Era giù “dalla breccia”
e adesso, a giorni,
doveva andare via.
Come per cortesia
veniva ancora latte magro al secchio
da un corpo fatto vecchio
sfruttato e troppo pieno
e era l’ultimo fieno
ch’ella infine mangiava
ormai ridotta a merce,
e rammenta le querce
che segheranno via perché hanno reso
nel tenere il terreno
e adesso che hanno preso
altre tre trapiantate già vigore
si riarrota la scure.
Adesso già quel corpo suo, di madre, ha delle cicatrici
ed è la rabbia
che chi l’alleva ha già, che qualcun abbia
un raggiro già pronto
nel pagarlo del conto
che risarcisce la mancata resa: il macellaio.
La rendita, a’ be’ tempi, è stata molta,
adesso un po’ per volta mangia a uffo
con quel suo corpo muffo
per tanti parti per lei molto frequenti
per quei troppi alimenti
mangiati per l’ingrasso.
Ora i soldi all’ammasso
gettati via per semine di fieno
rodono il cuore pieno
del triste allevatore.
Di passione si muore
e dopo qualche giorno
moriva un corpo obeso e indebitato.
Però, con quel suo fiato
lasciava il corpo e l’anima volava
su ritornando pel suo ciclo immenso
nell’enorme creato,
nella varia natura,
come eterna creatura
che s’incarna, che muore e che rinasce.
Fra qualche mese, in fasce,
di bimbo, messo nella carrozzina,
riprovasti, dapprima,
i dolori più accesi,
e, ancora dopo mesi
ti venne dato in pasto quel marciume
di una compagna tua, in cancrena e strazio
ridotta in latta e vetri e imprigionata;
così che, sazio
di sangue triturato in grumi e in pappe
tu vedesti le tappe
di crescita, anima di sventura.
Avesti assai paura
e nella notte ti tornò nel sonno
l’immagine dei ganci e dello scolo
del sangue che dilava un pavimento,
dei puntuti coltelli.
In quel momento,
nell’incubo del dubbio, al buio e solo
provasti, sospettando, il tuo passato
o erba, o mucca, o bimbo, o sempiterna anima
separata da Dio da tante vite,
poi un giorno Krishna ti mandò un Suo servo
con le Bhagavad-gite e una bisaccia,
ma ora sei a casa.
Qua, di luce2 pervasa
Ridoni a Krishna il servizio perenne
Che ci appare Pastore
con preziosi divini e scintillanti;
gli universi en trionfanti
rispondendo ai gioiel dal Suo valore. 
 




Note:
1 ) Alla base del corno il bovino ha dei solchi anellari corrispondenti al numero degli anni.
2 ) Fulgore della grazia del viso di sri Krishna.

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