Il Fiore di Loto

Il Fiore di Loto

(Gennaio 1989)

“ …stavo girando su un pianeta medio
in questa rara forma che è l’ umana
senza saper le cause, né il rimedio;”
   III

la forma rara da ottenere nel ciclo di 8.400.000
mila forme di specie viventi.

Vent’anni eran già corsi e più n’aspetta
che l’alma in cura del Suo buon Volere
segua le vie che la rifan perfetta;
   VI

il lieto indar su le contrade vere
indicava il maestro che, nel volto,
dice le strade che non puoi vedere.
   IX

Il maestro spirituale è presente
nelle sue parole e nella propria immagine,
su di un manifesto Srila Prabhupada mi apparve,
all’età di vent’anni,
in un muro del lungotevere di Ripetta;
si ritirò allora la caligine fosca della nostra età decadente.

“Il manto bruno del contempo e mesto
svaniva allora a quell’albin consiglio
in grazia al quale è il candidar ch’io vesto.
  XII

Vedi la rotta a l’imbarcar ch’io piglio,
adduce ai campi del Signor Bambino
e a qualitate che ha da Lui simiglio.”
  XV

Ed egli ci raccontò una storia:
“C’era un fiore di loto in un tempo libero
dal passato e dal futuro, ma di eterno presente…”
Ivi la Verità, il Bimbo blu,
porta i vitelli al pascolo
in estensioni libere dai limitari,
i giovanetti entusiasti sperano sempre in Lui
e Lo vedono come la fonte e la ragione dei loro fervori…
all’ interno del fiore, nei petali di Goloka Vrindavana.
Tale ineffabile giglio è tutelato su ogni canto
dalla protezione del suono più direttamente divino,
il maha-mantra; esso riveste quel “mandala”,
il mondo di Vraja, dall’esterno.”

Così venn’io, da providenza, intanto,
tirato a udir le trascendenti note
veraci aspetti del Signore accanto.
  XVIII

Ed il maestro, che amistà riscote
per quella prece in essa stessa chiama
la potestà qual ciò che vuol ben puote:
  XXI

“Tre santi Nomi, Hare, Krishna e Rama,
son ripetuti in sedici parole
donano all’esser tutto ciò ch’ei brama.
  XXIV

Sedici per sequenza, ma tre sole
danno ver noi la sapienza beata
che è tutto ciò che l’anima aver vuole.
  XXVII

Voi riflettete, e sarà cosa grata
che Krishna, Dio, dal giubilar del volgo
ridonderà della Sua grazia afflata
  XXX

infusa al vostro dir ch’io a Lui rivolgo.
Fu così che cantammo, e anzi al maestro
pensavo: è un fior quest’occasion ch’io colgo.
  XXXIII

E era un fiore di loto che quell’estro
che Krishna mostra e Seco sempre espande
sboccia con Lui de l’orizzonte destro
  XXXVI

fino al pieno meriggio, in queste lande
ove noi lo vediamo, il fulgeo giglio,
cui ogni altro fiore darà mai un simiglio.
  XXXIX

Più volte ritornai all’innata consuetudine del canto dei santi Nomi,
non diversi dalla suprema Personalità di Dio,
dalla sera in cui ritrovai il maestro spirituale
ed in compagnia dei suoi discepoli
mi raccoglievo nell’ispirazione interna ai petali, nel Kirtan.

“il cor del kirtan, dal perenne foro
ove chi canta è dentro un fior di loto
cinto di mantra qual poeta d’alloro”
  XLII

Servendo, insieme ai confratelli, sri Krishna
attraverso il maestro spirituale,
negli atti partecipati con sincerità
si vive il “mandala” o mondo di Vraja in ogni istante
e un canto ritma il nostro lavoro,
dalla corte immensa all’interno
del fiore di loto direttamente in noi.

Questo è un “inno incessante, che deterge
l’universo per tutto e al cor riinfonde
quel nitido servir che mai diverge,
  XLV

riecheggia l’ode da le salve sponde
di molte voci, a coordinati canti
nati dal Dio Che sempre ci risponde.”
  XLVIII

Sulle orme di re Yudhisthira e dei fratelli suoi,
regnanti a valvassori di sri Krishna sire,
vogliamo circondarci del canto del Nome sacro,
come nelle pareti vellutate rosee proteggenti i pascoli Suoi,
entro la corolla in cui Ne eccheggia la voce aromatica;
Egli è il perno fra noi, che Lo attorniamo e Lo riflettiamo.

Ed i monarchi, in questo mondo santi,
quella tonanza a accidia nostra han guida
e già l’esempio degli eccelsi istanti.
  LI

Chiami di laudi e giubilanti grida
e servitute di purezza via
come il buon dono di chi a Dio si affida.
  LIV

Così l’imperador vita dovìa
a l’Anima sovrana imperatrice
e Fonte insieme a provigion che invia;
  LVII

e la regina che al servir ci addice
per Krishna legge nel primario modo
il loto ov’Ei la bea e fa beatrice.
  LX

I segni e volontà letti ch’io lodo
indegnamente, da sri Krishna molti,
fan soave stile il perpetuo ch’io odo.
  LXIII

Dolce stilnovo per cui qua riaccolti
furan fiori all’altar, cui fan cornice,
così è all’altare prior di cui ora ascolti.
  LXVI

Petali a Lor Cui sommo onor s’addice
cingano l’opre al mentovato giglio
di cui più sai studiar più benedice.
  LXIX

Del fiore mentovato ognuno è figlio,
come del regno in lui saggio è il vassallo
e ancora il valvassor se in lui ha un appiglio;
  LXXII

io valvassin non son, né suo cavallo,
ma tutto ruota intorno ad un Signore
merli del Suo castel petal di fiore.
  LXXV

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