Il Bue ed il Fuoco sacro

Il Bue ed il Fuoco sacro


Sri Krishna è l’oggetto naturale della devozione di anime infinite; benevolo di indole, Egli Si alimenta della devozione per Lui Stesso, perché ognuno necessita di sostentamento compatibile alla realtà propria. L’offerta a sri Krishna di ciò che Gli è pertinente si opera per connaturalità, la ricerca onnipotente, che sri Krishna rivolge, di devozione per Lui, si basa sulla Stessa Sua benevolenza , vivendo, al livello spirituale, non i contrapposti, ma la logica della convergenza degli affini. Agli albori della vita adulta nel tempo di presente eterno sri Krishna adolescente Si sente nuovo poiché richiamato, nella meditazione, dalla giovinetta, sri Radha, di poco più piccola di Lui. Sri Krishna, il segreto attivante il cuore di ciascuno, altrimenti organo fermo, entu-siasta, cioè stante dentro all’ involto nel chiaro del Suo esserne felice, ode l’offerta sacrificale il cui fuoco movente Egli impersonifica. Si presenta la valenza, cioè il saluto sanante e motivante di sri Krishna Caitania.

L’udito più ricettivo è degli animali non predatori ed è impiegato solo in un secondo momento per la fuga dai predatori, esso è usato per l’assimilazione dei suoni spirituali, che provengono dal- e tornano all’Anima suprema. Sono gli erbivori, gli animali del sacrificio, massimamente quelli, fra loro, che hanno lo zoccolo diviso in due anteriormente. Quando sri Krishna, Inquilino di riguardo supremo nel cuore, Si sente chiamato, gli animali del sacrificio corrispondono così spontaneamente ed evidentemente per chi ha occhi, da dimostrarsi essere gli elementi di prova della valenza della lode per sri Krishna o: sacrificio vedico. Il decimo canto dello srimad –Bhagavatam parla della cerva, la quale assimila il Suono al di sopra dei tempi, la quinta nota del flauto di sri Krishna. Dal fatto che sri Krishna Stesso Si sente rinnovato dalla devozione a Lui, viene di conseguenza che l’animale del sacrificio trasfiguri udendo sri Krishna; esso dimostra così una sembianza vera di gioventù eterna, lasciando la parvenza temporanea dietro di sé. I sacerdoti vedono, se sono sinceri, il miracolo dei Nomi divini, riconoscibile solo negli erbivori che, vivendo di esubero vitale, la vegetazione, assumono il suono ed il nettare liquido, a differenza dei carnivori che reagiscono al suono e che bevono colpendo l’acqua con la lingua. Ai carnivori non interessa l’esubero della natura, né il principio pacifico dell’emanazione, perché la vita loro deve essere solo per la morte di altri. Poiché l’offerta a sri Krishna è connaturale, i carnivori non possono offrirGlisi. Il corpo materiale lasciato nella transustanziazione è sotto gli occhi dei materialisti, vogliosi di percepire l’appariscenza delle spoglie corruttibili e quindi di parlare solo delle attività passate di chi ritorna devoto. Nell’età di Kali, del ferro, il sacrificio decadde nel rito stereotipo ed infedele, la lode fu sostituita dall’arma pensando che le vittime di un olocausto mediante le armi e non mediante la lode divengano divine. Sri Krishna Caitanya illustrò le Proprie emanazioni come manifestazioni estatiche, date dall’ascolto della lode a Lui di srimati Radha, invisibile ed interiore.

Negli anni avanzati della manifestazione di sri Krishna a Dvaraka, sulla costa occidentale del Gujarat, sri Krishna , narra il Vishnu purana, inviò suo figlio Samba a ponente, oltre il fiume Sindhu, a cercare i maghan, i sacerdoti del sole e del fuoco, affinché Samba, suo diretto discendente, imparasse i rispettivi culti. Ricordava, sri Krishna, che a Vrindavana, da che Egli era andato via, vivendo del passato ancora, come ai bei tempi, i pastori onoravano Agni deva del fuoco e Surya deva del sole, ogni mattina, un’ora e mezzo prima del sorgere, nel mangal aratrika. Quando Samba tornò dal Parasa, che vuole dire “oltre” (il Sindhu), raccontando delle conoscenze apprese al Padre, Questi pensò ai sentimenti squisiti di chi così Lo celebrava nella Sua Vrindavana, paesino di pastori, ma anche al futuro. Poco più di duemila anni dopo, fra i popoli del Parasa, Zoroastro scrisse l’opera “Avesta”, che, tratta dal Rig veda, in sanscrito vuole dire “costituzione” e parla del Signore supremo come Fuoco sacro. Il vate vi dichiarò che dopo la cattura e lo sfruttamento arbitrario dell’elemento fuoco, il bue della religione, (onorato da sri Krishna a Vrindavana),sarebbe stato esautorato dal suo ruolo, quindi la civiltà sarebbe scomparsa. Nel presente manuale stilnovista esortiamo perciò al ritorno all’idillio pastorale, basato sui sentimenti più interiori e custoditi, ma esecrati dagli infedeli. Il fuoco domestico,i toni sommessi per il rispetto, il profumo del fieno appena tagliato e del latte munto, il mantello integrale per le devote e la benevolenza per le mandrie del Pastore buono sono le anticipazioni dell’estasi del vero mondo, la dimora personale di sri Krishna Stesso. Lì i carri a buoi passano per i vicoli venendo dai campi a portare la volontà della terra di rispondere ai profumi della chioma di sri Krishna Keshava, recando sul carro gli alimenti che vivono venendo assunti da Lui, già dal loro passaggio nelle lingue del fuoco sacro, in cui sri Krishna è presente, in ogni casa.

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